Discussione generale
Data: 
Giovedì, 27 Luglio, 2023
Nome: 
Chiara Gribaudo

A.C. 1275

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho due domande. La prima è: a che gioco stiamo giocando? Lo chiedo perché abbiamo sentito dire nella stessa settimana dal Presidente del Consiglio che serviva un confronto con le opposizioni e, qualche giorno dopo, che il salario minimo è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, come se fosse uno slogan e non una necessità. La seconda domanda che vorrei fare è all'onorevole Foti, perché lui ha ammesso, di fatto, nel suo intervento che - se non avessimo posto noi del Partito Democratico il tema del salario minimo, come primo atto di questa nuova legislatura e poi, con un grande lavoro di sintesi, voluto anche dal Partito Democratico, se non avessimo provato a darvi un ulteriore strumento in più, se volete più semplice, perché univa tutte le opposizioni, una risposta complessa a un problema complesso -, voi non avreste posto assolutamente questo tema. E l'avete dimostrato anche con la vostra reazione: il vostro atteggiamento è stato quello si rinviare, ma senza votare l'emendamento soppressivo, perché forse vi siete resi conto che non avete voluto discutere nel merito. Non avete voluto presentare degli emendamenti che magari potevano anche aprire a un dibattito diverso, ma avete deciso di presentare un unico emendamento - lo voglio ricordare -, un emendamento soppressivo, come a dire che questo argomento non vi interessa e questa è la gravità di ciò che è accaduto! Lo dico perché, da qualche anno, sono in Commissione lavoro ed è la prima volta che accade una cosa del genere; è sempre capitato, anche quando governavamo noi, che la Commissione lavoro approfondisse nel merito le questioni, magari anche incalzando il Governo di turno, mentre in questo caso abbiamo visto il contrario, cioè: il Governo - ormai siamo abituati anche alle numerose questioni di fiducia in quest'Aula - decide per tutto il Parlamento, decide di non decidere e ci chiede di rinviare un tema così delicato e così importante a non si sa quando. Noi non ci stiamo, lo dico subito con chiarezza; noi non ci stiamo!

Noi vogliamo che questo tema venga affrontato ora perché purtroppo questa maggioranza non si rende conto che la questione salariale non è più rinviabile, colleghe e colleghi, perché i piccoli incrementi retributivi non tengono conto naturalmente di un'inflazione che lo scorso anno ha sfiorato il 12 per cento e quest'anno viaggia attorno al 7,6 per cento. C'è un improvviso e drammatico calo del potere d'acquisto delle famiglie e un conseguente scivolamento di una fetta sempre più grande della popolazione verso la povertà, ma sembra che questa maggioranza non voglia proprio occuparsi di quei 3 milioni di lavoratori e lavoratrici poveri che, pur lavorando, non arrivano a fine mese, fanno fatica a pagare le bollette, a mantenere un'assicurazione dell'auto e a fare una spesa straordinaria non prevista. L'audizione dell'Istat in Commissione lavoro ha tratteggiato un quadro allarmante: con la pandemia, la guerra e l'inflazione si è alzata di molto la soglia di reddito sotto la quale un lavoratore o, più spesso, ahimè, una lavoratrice risulta avere una bassa retribuzione.

Allora, quando parliamo di lavoro povero, dobbiamo innanzitutto ricordarci che la retribuzione annuale di un individuo è la combinazione di tre componenti: la retribuzione oraria, l'intensità dell'occupazione mensile e la durata del contratto nell'anno, cioè dei mesi con almeno un giorno di copertura contrattuale. Perché l'ho voluto ricordare, Presidente? Perché in questi giorni sento dire che la nostra proposta non risolverebbe il problema del lavoro povero. E io dico: in effetti avete ragione, non basta combattere i bassi salari orari, ma bisogna intervenire sul tema del lavoro sommerso, sul part-time cosiddetto involontario, sulla stabilizzazione dei contratti, affinché aumenti la durata dei contratti, dando così stabilità e una prospettiva di futuro ai lavoratori e alle lavoratrici di questo Paese. Ma allora, se riconoscete che non è solo un tema di retribuzione, perché con il decreto Lavoro, tanto sbandierato il 1° maggio, avete ulteriormente precarizzato e reso più difficile per i giovani e le donne stare nel mercato del lavoro? Perché lo avete fatto in una fase di espansione economica contro tutti i pareri degli economisti?

Per voi, la panacea di tutti i mali è il taglio del cuneo fiscale; vorremmo tutti che la soluzione fosse così semplice, ma così non è. Serve un salario minimo - fatevene una ragione -; serve un salario minimo stabilito per legge, di livello adeguato, come ci hanno detto diversi esperti auditi in questi mesi, perché consentirebbe di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, in particolare di alcuni settori, contribuendo a risolvere parzialmente i problemi legati alla domanda e all'offerta e consentendo così un ampliamento del mercato. Mi riferisco a quei settori come l'agricoltura, l'accoglienza e la ristorazione, dove l'incidenza del rischio di povertà è pari o superiore al 25 per cento, dove un lavoratore su quattro in pratica è un lavoratore povero. Sono, guarda caso, quei settori dove non si trovano lavoratori, gli stessi settori per cui la destra al Governo si è affrettata a reintrodurre e ad ampliare i voucher, finendo per gravare quindi sugli altri due fattori che compongono la retribuzione annuale che citavo prima, ovvero l'intensità mensile dell'occupazione e la durata dei contratti.

Altro punto che non possiamo ignorare è che il salario minimo aiuterebbe soprattutto i giovani e le donne di questo Paese. È stabilito dagli studi - l'abbiamo provato a fare, colleghi, la scorsa legislatura, con la legge n. 162 -: il salario minimo abbatterebbe il gender pay gap, è di fondamentale importanza. Lo dico perché il 38 per cento dei giovani di questo Paese e il 20 per cento delle donne guadagnano meno di 9 euro lordi l'ora, anche questo ce lo hanno detto in Commissione.

Vista l'ossessione della destra per il tema della natalità, mi auguro che questo argomento possa in qualche modo smuovere ancora le vostre coscienze, perché l'approvazione del salario minimo può essere davvero un efficace tassello di una strategia per mettere i giovani e le donne di questo Paese nella condizione oggettiva di poter fare figli e di potersi costruire un futuro. È solo così che si otterranno dei risultati; se qualcuno pensa che le donne stiano a casa e facciano i figli e basti dare qualche soldo o una social card si sbaglia di grosso! Tutti gli studi ci ricordano che in questo Paese, se vogliamo parlare veramente di sostegno alla natalità, dobbiamo far sì che le donne possano esprimere i loro talenti e possano rimanere nel mercato del lavoro anche dopo la maternità. Scusate, ma questo è un tema che penso debba essere più attenzionato, soprattutto in questa discussione, perché - ripeto - le donne sono la maggior parte della popolazione, sono la maggioranza del Paese, eppure vengono trattate come un di cui.

Poi, anche qui - lo abbiamo sempre detto - la destra guarda all'immigrazione solo come un problema e non riesce a vedere l'emigrazione dei nostri giovani, che proprio a causa dei bassi salari e delle condizioni del mondo del lavoro italiano, scelgono di cercare un impiego all'estero; anche questa è una grande piaga di cui dovremmo occuparci.

Naturalmente ci sono moltissime cose di cui dovrei ancora parlare. Penso al tema della produttività, che non è cresciuta, ma è cresciuta più di quanto siano cresciuti i salari in questo Paese: se vogliamo far aumentare la produttività, allora usiamo altri strumenti, ma non usiamo la clava del salario per non affrontare i temi profondi di questo Paese. Poi c'è un tema che non è stato toccato e vorrei brevemente ricordare in quest'Aula. Noi abbiamo detto che c'è un altro tassello che manca - l'abbiamo detto con chiarezza e anche nella nostra proposta in qualche modo viene ripreso - ed è il tema della rappresentanza. Noi del Partito Democratico l'abbiamo detto: serve una legge sul salario minimo e serve una legge per un'adeguata rappresentanza! Non è un'invenzione: sono oltre 1.000 i contratti che sono depositati al CNEL ed evidentemente non rispondono, né alle necessità delle aziende che vogliono fare buona impresa, né alle necessità di chi giustamente con il lavoro vuole e deve poter vivere degnamente.

Anche per queste ragioni, Presidente, noi, come hanno detto i colleghi del Partito Democratico, su questo tema non faremo un passo indietro. E basta con le scuse, voi vi siete candidati e avete detto che eravate pronti; eppure, nonostante la discussione di 4 mesi in Commissione, vi abbiamo anche fatto una semplificazione del lavoro, non ci state rispondendo. Ma è ora, è adesso il momento di affrontare la povertà dei salari, perché è quello che ci chiede il Paese reale, fuori dai palazzi.